lunedì 10 ottobre 2011

Wind of Change: crema di zucca, castagne & salsiccia



Finalmente è arrivato il Vento del Nord. E ha spazzato via con la sua forza questa orrenda malinconia, questo odore di stantio e chiuso e polvere, questo anomalo caldo che mangiava viva la mia volontà. E' arrivato il Vento del Nord e si è trascinato con se quella indolenza che mi era colata addosso come una cera che, una volta raffreddatasi, mi imprigionava nella sua morsa paralizzante. Gli eventi degli ultimi giorni hanno portato a una presa di posizione forte verso quelle dannate 3 note stonate: da due ho preso le distanze, unica arma possibile per non impazzire, la terza invece l'ho attaccata vorace come farebbe una fiera nel bosco con la sua preda e ora attendo di vedere risultati e spero che la mia innata tenacia non mi molli a metà salto. Si prospetta un autunno di cambiamenti, e mi sono resa conto che quella a desiderarli sono io: ho riempito il cassetto di nuova lingerie e sto per rivoluzionare i capelli. Quando mi sono resa conto di questi due eventi ho capito che c'era aria di novità.

Settimana scorsa sono andata nel mio adorato bosco, per necessità e per desiderio. Il caldo che ancora faceva era davvero impressionante, non penso di ricordare un ottobre così rovente: 24 gradi! Complice la bella giornata di sole e la mia voglia di libertà ho passato ore tra i miei abeti e i noccioli, a caccia delle ultime more ottobrine ( more selvatiche... quali sensuali pensieri appena le ho assaggiate!) e alla ricerca delle prime castagne. Ne ho portato a casa una borsa enorme, mi sono, come mio solito, graffiata in maniera indicibile con i ricci e i rovi ma quanta meraviglia nel constatare la generosità incredibile della Natura. Caldarroste e ... questa fantastica zuppa con zucca e salsiccia. 




INGREDIENTI

:: un quarto di zucca:: 
:: 20 castagne fresche ::
:: un pezzetto di salsiccia ::
:: olio extravergine di oliva ::
:: alloro ::
:: timo ::
:: uno spicchio di aglio in camicia ::
:: sale & pepe ::


Lavate la zucca, privatela di semi e scorza e tagliatela a pezzettoni. Sgusciate le castagne. In un pentolino mettete un filo di olio, uno spicchio di aglio in camicia e l'alloro: aggiungete la zucca, fatela rosolare, eliminate l'aglio e aggiungete un mestolino di acqua bollente. Fate cuocere fino a quando la zucca sarà morbida e salate. Fate bollire le castagne, eliminate la pellicina ed aggiungetele, tranne una manciata, alla zucca: versate un bicchiere di acqua bollente e fate cuocere per una decina di minuti. Frullate quindi la crema con un minipimer e mantenetela in caldo. In un padellino antiaderente fate rosolare con un filo di olio la salsiccia sgranata e le castagne tenute da parte, mettete nelle terrine la zuppa bollente e rifinite con un cucchiaio di salsiccia e castagne. Profumate con generoso timo fresco e pepe nero macinato.


mercoledì 28 settembre 2011

Alle parole non dette. Alle emozioni. E a Laura: marmellata di more.



Le parole che non ci siamo detti, ma che Meraviglia mi hanno portato. Le parole che non ho mai avuto il coraggio di dedicarti apertamente. Quelle di cui vado enormemente fiera, ma solo perchè non hanno un nome cucito addosso o un indirizzo verso il quale volare. Le parole che ho lanciato al vento, perchè tu potessi coglierle grazie al sesto senso (che solo le donne hanno funzionante al 100%, ricordi?). E anche queste, che so non leggerai. Le parole che a vicenda non ci siamo dedicati, come le ciliegie che non abbiamo mangiato dalla bocca l'uno dell'altra e il bicchiere di vino che non ti ho versato, mi hanno portato a Lei. E anche solo per questo ne è valsa la pena: gioire, aspettare, vivere, immaginare, sperare, costruire in sogno castelli fatti di petali di camomilla. E avere paura, e piangere e soffrire e sperare ancora. Ma tutto, tutto questo è ricompensato dall'aver trovato Laura
La bellezza dei sentimenti di un cuore di donna non è andata sprecata nel mare blu del web e un altro cuore era pronto ad ascoltare ogni vibrazione. Laura è ancora più bella, elegante, affascinante, forte, travolgente, ironica e luminosa di quanto sapessi e averla potuta abbracciare di persona è stato uno dei tanti doni che questo angolo di rete mi ha regalato in questi anni.



Insieme a te, amica mia, vorrei fare colazione domani mattina con questa marmellata di more selvatiche rubate in giornate settembrine assolate e lente. Il souvenir di ore che hanno ancora il sapore delle coccole. Quelle di cui tanto avrei bisogno stasera, insieme alle tue orecchie ad ascoltare le ultime sconvolgenti dichiarazioni (fresche fresche di giornata!!! gulp!)



La marmellata normalmente io la faccio con frutta matura e perfettamente sana, la lavo e la asciugo delicatamente. Poi peso la frutta, la taglio a pezzetti e metto un terzo del peso in zucchero e il succo di mezzo o un lime. Faccio bollire a fuoco basso fino a quando raddensa (per questa di more ci è voluta una buona oretta e le more metà ne avevo passate e metà lasciate intere). Intanto sterilizzo i vasi con le capsule in acqua bollente per 5 minuti, scolo su un canovaccio sterile (o comunque pulitissimo), asciugo l'interno dei vasi e invaso la marmellata ancora calda riempiendo fino ad un dito dalla chiusura. Poi ribalto sottosopra per una notte intera per formare il sottovuoto. Conservo le marmellata in luogo fresco e asciutto al riparo dalla luce diretta del sole (dentro una credenza). Perfetta anche per farci una golosissima 
crostata autunnale.




sabato 3 settembre 2011

Pavlova: l'ultima riga delle favole.



Mi chiedo davvero... esiste l'ultima riga delle favole? Forse è qui, ora. Questa credo sia l'ultima riga di questa favola, che è durata un mese e mezzo, fatto di corse e di affanni in un oceano di Pace. Alla rincorsa della mia Felicità. Già, esiste la felicità, e io la sto cercando con ogni mia forza, oltre le cattiverie altrui, oltre l'invidia (ma che brutta bestia!) e oltre i luoghi comuni. Qui, in questa terra di pini e abeti, le gambe piene di graffi e le unghie spezzate e il sangue che scorre dopo aver sistemato 500 kg di legna. Eh già, come amo fare questo lavoro. Sporca, piena di polvere e schegge, con le mani nere e il sudore caldo, pezzetti di resina e di corteccia di pino e faggio tra i capelli, e la mia grande catasta pronta. Come me, pronta. Ho fatto le scorte e le ho messe da parte, le ho ammucchiate bene ordinate, sono bellissime, e la loro immagine mi evoca nella mente il caldo della casa, la neve, l'inverno, il freddo che punge e le lunghe ore buie passate davanti al fuoco che scalda, non solo il corpo, soprattutto il cuore. Il lavoro manuale, quello che ti fa tornare alle origini, che ti fa sentire in pace con il mondo, che ha il sapore buono che solo le cose autentiche hanno, che ti fa sentire male in ogni dove per la fatica ma che riesce a rasserenarti la mente. E poi la corsa al bosco con mia madre, donna la cui dolcezza e tenacia hanno portato avanti una famiglia pesante. Io e lei, come due bambine, nel grande prato a rubare dai rovi le more settembrine, quelle cresciute selvatiche e spontanee nel verde degli abeti. Io e lei, sole, una rarità per la quale essere felici. Le more dolcissime maturate al sole del sottobosco, regalo per cui gioire. La legna pronta per il freddo pungente, la pace del mio cuore. La felicità è scritta qui, in questa ultima riga di questa favola, e ora sono pronta davvero per tornare a continuare a combattere per la Mia di Felicità.



Tutta questa Bellezza dentro non poteva che essere rappresentata da questa Bellezza per occhi&gola: la Pavlova. Io non sono un'amante delle meringhe, affatto, eppure mi ha saputa conquistare con la sua semplicità. Credevo fosse una sfida impossibile, mi sbagliavo: è una vittoria di grande eleganza e poesia.


INGREDIENTI PER 5 pavlove piccole

: 100 gr di albumi (circa 3 uova) ::
: 100 gr di zucchero semolato + 2 cucchiai ::
: 100 gr di zucchero a velo ::
:: un cucchiaino di succo di limone + il succo di mezzo limone ::
:: un cucchiaio di maizena ::
:: 150 ml di panna fresca ::
:: un cestino di fragole e mirtilli ::


Fate una classica meringa cominciando a montare gli albumi con le fruste elettriche, poi incorporate man mano gli zuccheri, il limone e la maizena. Continuate a montare fino a quando lo zucchero semolato sarà sciolto completamente e la meringa sarà lucida e setosa. Mettete il composto in una sac à poche con bocchetta liscia e fate degli anelli con la meringa. Cuocete in forno a 75- 100° lasciandolo lievemente aperto (io ci ho messo in mezzo una pattina piegata) per non far scurire la meringa. Va cotta per circa 75 minuti poi tenuta a asciugare in forno una notte. Il giorno dopo montate la panna e mettetela al centro, servite con fragole macerate con zucchero e limone un paio di ore in frigo.





sabato 27 agosto 2011

Melanzane alla Salentina: atmosfere natalizie aspettando il mare.


Guardo la mia home page di Facebook (ahhh come sono addicted!) e vedo una miriade di foto di amici al mare/montagna/europa/africa/cuba... Tutti, dico TUTTI, hanno cambiato la loro immagine del profilo aggiornandola con mise dai grandi occhialoni da sole oppure parei multicolor come farfalle estive. Sprizzano gioia da tutti i pori e sfoggiano abbronzature caraibiche perfette in pose plastiche da vacanzieri di agosto. E sì lo ammetto, sacripante!, li invidio peggiorando il mio incarnato ancora verdognolo, migliorato da mezz'ora di piscina, diventando così un tono di verde smeraldo dato dalla bile in più. Mi raccontano di viaggi esotici oppure di grandi bevute di coca cola ghiacciata sotto l'ombrellone, nelle mani un buon libro e il piede sepolto sotto la sabbia. Sgrunt, doppio triplo sgrunt!
IO invece assomiglio ferocemente (e ne sono preoccupata) alla protagonista del film "Le amiche della Sposa"; una specie di novella Bridget Jones, alle prese con disavventure tutte da ridere e quel senso di essere indietro rispetto alle altre. Io sto qui, è il mese di agosto anche sul calendario della mia cucina, eppure ho lavorato tutti i giorni, tutte le domeniche, compreso Ferragosto, fatta eccezione per il mio compleanno (giorno in cui ho lavorato enormemente ma non alle mie consegne). Sto qui, con un caldo africano che fa sudare anche gli occhi, alle prese con i materiali per Natale, quindi circondata da strenne, renne, campanelle oro & rosso, fiocchetti, pini, pigne, pungitopi &babbi natali: in tutto questo dovrei anche avere delle ispirazioni e farmi venire delle idee, maledizione! Eppure, di fondo, ho quella serenità instabile che mi porta avanti nel mio essere di Acciaio, data dalla consapevolezza che è quello che volevo fare nella vita, e le piccole grandi gratificazioni mi danno la benzina che mi serve per continuare fino all'11 settembre, data di partenza per la MIA settimana di Sardegna (mi sa che andremo a raccogliere funghi invece che racogliere conchiglie ;) ).






La ricetta che condivido con voi oggi è una ricetta buonissima che mi ha dato Giacomo, amico e compagno di dis-avvenure da reality (a breve a breve maggiori info, diciamo prima del 21 settembre!), sorriso sempre pronto ad esplodere e grande cuore pronto ad ascoltare, confortare, supportare, sostenere. Quando si lavora in condizioni faticose e stressanti, trovare persone così è sempre una manna dal cielo! Grazie Giacomo, non solo per la ricetta (grazie anche a Lory, sua sorella), ma anche per tutta la gentilezza che ti appartiene e che hai saputo regalarmi!

DOSI PER MOLTI (6 pax)

:: 5 melanzane ::
:: 400 gr di carne trita ::
:: 100 gr di prosciutto cotto :
:: 2 mozzarelle ::
:: abbondante basilico ( o prezzemolo) ::
:: pan grattato ::
:: abbondante salsa di pomodoro (moooolto abbondante, diciamo un litro e mezzo) ::
:: 100 gr di parmigiano reggiano ::
:: sale, pepe, noce moscata ::
:: io ho aggiunto un pizzico di cannella ::
:: olio extravergine di oliva ::

Lavate le melanzane, tagliatele a metà e lessatele per un quarto d'ora, fino quando morbide: scavatene la polpa lasciando la buccia che farà da contenitore e tenete da parte. Fate rosolare la carne trita in un padellino antiaderente, salate, sfumate con vino bianco, salate, pepate e se vi piace mettete un pizzico di cannella. Triatet grossolanamente la polpa delle melanzane e ripassatela in padella con olio, sale e pepe quel tanto che basta per farla rosolare e insaporire. In una terrina mescolate la trita, la polpa di melanzana, prosciutto cotto sminuzzato, mozzarella a dadini, parmigiano reggiano, qualcge cucchiano io salsa di pomodoro, un poco di pane grattato, gli aromi tutti fino ad avere un composto omogeneo. Preparate la pirofila: mettete carta forno, sul fondo qualche cucchiaio di salsa e le barchette di melanzane: salatele e riempitele con il composto. Sopra tutto versare abbondante salsa di pomodoro, grana avanzato e infornate a 200° fino a doratura (una quarantina di minuti). Fate riposare almeno 20 minuti prima di lanciarvi su questa specialità.


sabato 13 agosto 2011

La mia estate non - lavorativa.



VAdo in vacanza. O forse no. Il blog non chiude i battenti questa lunga estate, rimane sonnacchioso con un occhio aperto e l'altro chiuso, a guardarsi intorno curioso come sempre e a macinare chili di lavoro e idee e progetti da realizzare.


Però lo faccio da qui. Qui, il luogo dove il mio cuore ha fermamente piantato le sue lunghe radici, lunghe tanto da poter succhiare ogni linfa e ogni energia da conservare poi nei momenti di salite.
Qui, dove la mattina il sole splende in un azzurro frizzantino di fresco e lieve, qui tra questi pini che nelle notti di luna e stelle scolpiscono le loro sagome in un cielo blu zaffiro.
Qui, dove in giugno le rose fioriscono di mille petali di velluto e nel bosco la magia di una nuvola di lucciole che danzano nel buio ti toglie il respiro e ti fa credere che le favole esistano ancora.
Qui, dove l'odore pungente dell'erba e del fieno mi fa sempre venire una morsa allo stomaco, e solo recentemente ho scoperto che questo odore è uno dei più grandi afrodisiaci che il mio corpo conosca, forse perchè mi ricorda "la casa" e risveglia sensazioni remote e perdute.
Qui, dove ogni angolo ha il suo profumo: dalla legna che crepita nel camino a quella che scoppietta allegra nella carbonella dei barbecue estivi, dalla resina fresca che ti appiccica le dita all'erba verdissima e ai fiori di campo, selvaggi, coloratissimi, spontanei. Selvaggia, colorata, spontanea.








Fieno, erba, sottobosco, muschio, stelle cadenti, grilli, lucciole, candele accese, legna, pini, abeti, betulle leggere che danzano nel vento.
Tutto questo, e molto altro.


Lavoro, sì, ma scalza in un prato smeraldo.

venerdì 29 luglio 2011

Freddo Folle, Piatto Folle: Pasta&FAgioli, senza pasta!!



La prima settimana è andata. Con un mare di pioggia, grandine, distese di nuvoloni neri brontolanti pronti a piangerci in testa tutte le loro lacrime, pronti a farci chiudere persiane, finestre e case intere e a rifugiarci dentro guardando dietro i vetri appannati. E a cercare conforto dentro golfoni pesanti di lana, dentro coperte sul divano e sopra i letti, dentro pantofole morbide e dentro caffè bollenti e tisane fumanti. Una settimana che però mi ha ridato quel benessere che avevo perso, quell'equilibrio così prezioso, quella carica per continuare a lavorare ancora un intero mese prima di potermi concedere una settimana di distese oziose tra sabbia e onde e pelle che brucia. Questo folle clima ci ha fatto venire desiderio di comfort food (parola che mi mette una spina al cuore sti giorni...) e ieri, data che è piena stagione, ho preparato questa meraviglia: pasta & fagioli, senza pasta! Già, la mia pasta & fagioli è tutta matta, non ha la pasta e data la mia forte intolleranza alla odiatissima e temutissima cipolla, è fatta con altre verdure e spezie. Però posso dirlo: è un capolavoro!


DOSI PER QUALCHE PERSONA... da 4 a 6

::  8 pomodori perini ben maturi ::
::  5 carote ::
::  un pezzo di zucca ::
::  3 zucchine ::
::  1 kg di fagioli borlotti freschi ::
::  curry ::
::  paprika ::
::  alloro e timo ::
::  olio extravergine di oliva ::
::  sale &  pepe ::
::  un pezzetto di soppressa calabra (già, avete capito bene....) ::





Lavate la verdura e tagliate per primi i pomodori: in un pentolone (tipo quello della strega per intenderci...) mettete un goccio di olio, curry, paprika e alloro e fate rosolare il pezzo di spianata per 5 minuti, infine calatevi i pomodori. Fateli sobbollire e insaporire per 5 minuti, dopodiché mettete anche le altre verdure e continuate la cottura senza aggiungere acqua per almeno mezz'ora, 40 minuti. Quando le verdure cominciano a essere morbide, salate e mettete un poco di acqua alla volta. Continuate la cottura per un'ora e mezza circa. Nel mentre sgranate i fagioli e lessateli in acqua salata a parte. Passate poi le verdure in un passaverdure (eliminando la spianata) o in un mixer o con il minipimer e se risultasse troppo denso aggiungete acqua calda, versatevi dentro i fagioli e finite la cottura altri 10 minuti. Servite caldissimo condito con qualche fogliolina di timo fresco e una macinata di pepe nero.



lunedì 25 luglio 2011

Consoliamoci: pain au chocolat





Finalmente. E' finita.
Ovviamente con un coup de theatre e un'ultima punta assassina, come da previsioni.
Questo periodo il lavoro mi ha assorbita totalmente, al punto che ho dei rasta nei capelli dato che non ho avuto il tempo di pettinarli, la pelle del corpo  spelata a quadretti come quella dei coccodrilli (risultato di due giorni di piscina, ustione fucsia e poi mai più creme idratanti), le unghie delle mani non si possono vedere sembra che io lavori in miniera e la faccia mi cade a tocchi. Come mai? Semplice: lavorare SEMPRE dalle 8 del mattino sul set e tornare SEMPRE a mezzanotte dopo 15 ore in piedi a parare deliri non è facile. Si arriva a casa che si ha solo voglia di una doccia evitando sprechi di tempo per spazzola e creme e poi nanna filata quelle circa 6 ore. Per cui sono un relitto lo ammetto e venerdì ho toccato la vetta più alta: dopo 3 giorni di tartassamento da parte del famigerato fotografo di turno (definito da una mia carissima amica che lavora nel settore "tanto carino, tanto burino"), dopo che ero lì per lui a parargli il c**o con il suo miglior cliente internazionale (ha combinato dei casini di planning atroci e davvero subdoli), lavorando senza sosta correndo per il set, preparando food per almeno 3 decine (!) di scatti fotografici, facendogli da segretaria rispondendo anche al telefono (e non si  mai vista una food stylist che risponde al telefono....), preparando caffè per i suddetti clienti (per altro adorabili) ecc ecc ecc andando anche gratis una mattina... beh, dopo tutto ciò mi ha maltrattata per 3 giorni perchè è il classico uomo che se la sa prendere solo con chi è più debole (pusillanime delle mie palle!) e chi è in condizioni di non rispondere (se solo avessi potuto...)


Come ultima cosa io vado appunto GRATIS l'ultimo giorno per fargli un favore e lui mi chiama vicino e con fare atrocemente iroso mi intima di lasciare il set! Il tutto per una sua paranoia irreale. Al che mi è presa una crisi isterica (dovuta appunto per il fatto di non aver potuto dirgli in faccia che omuncolo di m... che è ) e mi sono tappata in bagno come una bambina di 12 anni a piangere tutte le mie lacrime, con i clienti internazionali che bussavano volendo fare pipì e io che non potevo uscire causa faccia rossa maculata di pianto isterico ... porcaccia ladra. Penso che il fotografo sia sulla tazza del water da 3giorni dato le maledizioni che gli ho mandato, e se non c'è ancora finito spero ci vada presto in preda a coliche e ad aerofagia incontrollabile, augurandomi che si scateni il tutto proprio davanti ai tanto cari clienti ;))


E a me, auguro la più serena delle discese, sempre lavorando, ma meno faticosamente e consolandomi con queste meraviglie...




PAIN AU CHOCOLAT

:: 125 gr di farina 00 ::
:: 125 gr di farina manitoba ::
:: 50 gr di zucchero ::
:: 20 gr di burro ::
:: un tuorlo ::
:: 120 ml di latte ::
:: 6 gr di lievito di birra ::
:: un pizzico di sale ::
:: 100 gr di cioccolato fondente ::

per il tournage
:: 125 gr di burro ::


Fate un lievitino con 70 ml di latte latte, 50 gr di farina 00 e il lievito: mettete a lievitare per un'ora. In una ciotola mescolate il burro, lo zucchero e il tuorlo a crema, aggiungetevi poi le restanti farine, il sale e il latte fino ad ottenere una pasta briciolosa. Mescolatela con il lievitino e incorporatela lavorando energicamente per almeno 15 minuti su un piano infarinato fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica. Fatene un panetto e fatela riposare in frigo per circa 40 minuti. Prendete il burro e mettetelo tra due fogli di pellicola e con un mattarello schiacciatelo fino ad ottenere un panetto basso e compatto, della consistenza della plastilina: tenetelo in frigo. Ora riprendete la pasta, stendetela in una sfoglia sottile, su una metà adagiate il panetto di burro e l'altra metà libera ripiegatela sul burro formando un panetto e sigillando bene i bordi. Ora  fate i classici giri di tournage per sfogliare (il sito di paoletta lo spiega benissimo). Io ho fatto 5 giri, steso la pasta in una sfoglia grande, ricavato dei rettangoli e avvolto nei rettangoli dei pezzi lunghi di cioccolato. I rettangoli li ho lasciati in frigo tutta notte, al mattino dopo li ho fatti lievitare 2 ore e mezzo e poi cotti a 180° per circa 20 minuti. Giuro, erano buoni che non potevo crederci di averli fatti io!!! Grande ricompensa morale e di gola per questo allucinante periodo ^____________^





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